Non sei speciale!
Unici, bellissimi e fragili fiocchi di neve
«You are not special. You’re not a beautiful and unique snowflake. You’re the same decaying organic matter as everything else»
– Tyler Durden in Fight Club romanzo di Chuck Palahniuk del 1996.




Gli snowflakes, o fiocchi di neve, fanno parte del grande calderone dei Millennials e, nello specifico, di quelli che hanno raggiunto la maggiore età nel decennio 2000-2010. Sono giovani incapaci di affrontare tutto ciò che contrasta con il loro modo di pensare, conforme al credo univoco di una società politically-correct. È lo stesso New York Times, all’interno di un suo articolo, ad assumere una posizione severa nei confronti di questa generazione, riportando un fatto che ha sconvolto in molti: a partire dal 2015, alcuni dei più prestigiosi college americani hanno introdotto i cosiddetti Trigger Warnings (etichette di avvertenza all’uso) su argomenti del programma scolastico considerati ‘’troppo forti’’ o ‘’potenzialmente disturbanti’’. In questo modo, con l’accusa di trattare di violenza domestica e tendenze suicide, grandi classici della letteratura, come Il Grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald e Mrs. Dalloway di Virginia Woolf, rischiano la censura.
«I nostri figli sono così fragili che prendono ogni idea diversa dalla loro come un’offesa. E ne invocano la censura» – Così, Claire Fox, l’intellettuale e scrittrice britannica che ha dedicato gran parte dei suoi studi a comprendere il comportamento dei Millennials, denuncia i danni del pensiero unico politicamente corretto sulle nuove generazioni all’interno del suo libro ‘’I Find That Offensive!’’ (2016).

Le origini: siamo lo specchio della società
La fragilità esistenziale, radicata nella generazione fiocco di neve, non è altro che il riflesso degli ideali perbenisti imposti dalla società e dell’educazione iperprotettiva ricevuta dalle famiglie d’origine. Bambini cullati nell’ovatta diventano giovani adulti delusi e disillusi dall’unica crudele verità: non siamo speciali! E sempre quei bambini, cresciuti in un sistema scolastico promotore del pensiero unico, perdono la capacità di critica e confronto. Da qui, l’ansia e la depressione adolescenziale di un’intera generazione che si nutre di finti ideali di perfezione, spesso promossi sul web.



I social media come maschera pirandelliana del XXI secolo
«l’Io sociale è l’immagine di noi che vogliamo comunicare» – Vanni Codeluppi. Il fenomeno di auto-promozione dell’io si avvale delle stesse strategie di marketing utilizzate per la merce esposta sugli scaffali del supermercato. Proprio come se vivessimo in una rivisitazione moderna di ‘’Uno, nessuno, centomila’’, siamo noi stessi (merce da promuovere) a proiettare sui social (il grande magazzino delle anime) la nostra immagine idealizzata. Indossiamo maschere di felicità e perfezione che contribuiscono a creare una visione distorta della realtà, uno stato illusorio che richiama l’immagine del velo di Maya di Schopenhauer.
Cresciuti sotto il mantra “sei speciale” e “puoi fare tutto quello che vuoi nella vita’’, i fiocchi di neve – oggi giovani adulti – non riescono a sostenere un’esistenza piena che, in quanto tale, necessita di bene e male, giusto e sbagliato, oscurità (yin) e luce (yang).

Editor & Art Director: Giorgia Ribaldone
Photographer: Matt Sclarandis
Mua: Sara Zampirollo
Model: Emma di Rienzo
Sfoglia la gallery di Non sei speciale!
Non sei speciale!
Unici, bellissimi e fragili fiocchi di neve
«You are not special. You’re not a beautiful and unique snowflake. You’re the same decaying organic matter as everything else»
– Tyler Durden in Fight Club romanzo di Chuck Palahniuk del 1996.




Gli snowflakes, o fiocchi di neve, fanno parte del grande calderone dei Millennials e, nello specifico, di quelli che hanno raggiunto la maggiore età nel decennio 2000-2010. Sono giovani incapaci di affrontare tutto ciò che contrasta con il loro modo di pensare, conforme al credo univoco di una società politically-correct. È lo stesso New York Times, all’interno di un suo articolo, ad assumere una posizione severa nei confronti di questa generazione, riportando un fatto che ha sconvolto in molti: a partire dal 2015, alcuni dei più prestigiosi college americani hanno introdotto i cosiddetti Trigger Warnings (etichette di avvertenza all’uso) su argomenti del programma scolastico considerati ‘’troppo forti’’ o ‘’potenzialmente disturbanti’’. In questo modo, con l’accusa di trattare di violenza domestica e tendenze suicide, grandi classici della letteratura, come Il Grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald e Mrs. Dalloway di Virginia Woolf, rischiano la censura.
«I nostri figli sono così fragili che prendono ogni idea diversa dalla loro come un’offesa. E ne invocano la censura» – Così, Claire Fox, l’intellettuale e scrittrice britannica che ha dedicato gran parte dei suoi studi a comprendere il comportamento dei Millennials, denuncia i danni del pensiero unico politicamente corretto sulle nuove generazioni all’interno del suo libro ‘’I Find That Offensive!’’ (2016).

Le origini: siamo lo specchio della società
La fragilità esistenziale, radicata nella generazione fiocco di neve, non è altro che il riflesso degli ideali perbenisti imposti dalla società e dell’educazione iperprotettiva ricevuta dalle famiglie d’origine. Bambini cullati nell’ovatta diventano giovani adulti delusi e disillusi dall’unica crudele verità: non siamo speciali! E sempre quei bambini, cresciuti in un sistema scolastico promotore del pensiero unico, perdono la capacità di critica e confronto. Da qui, l’ansia e la depressione adolescenziale di un’intera generazione che si nutre di finti ideali di perfezione, spesso promossi sul web.

I social media come maschera pirandelliana del XXI secolo
«l’Io sociale è l’immagine di noi che vogliamo comunicare» – Vanni Codeluppi. Il fenomeno di auto-promozione dell’io si avvale delle stesse strategie di marketing utilizzate per la merce esposta sugli scaffali del supermercato. Proprio come se vivessimo in una rivisitazione moderna di ‘’Uno, nessuno, centomila’’, siamo noi stessi (merce da promuovere) a proiettare sui social (il grande magazzino delle anime) la nostra immagine idealizzata. Indossiamo maschere di felicità e perfezione che contribuiscono a creare una visione distorta della realtà, uno stato illusorio che richiama l’immagine del velo di Maya di Schopenhauer.
Cresciuti sotto il mantra “sei speciale” e “puoi fare tutto quello che vuoi nella vita’’, i fiocchi di neve – oggi giovani adulti – non riescono a sostenere un’esistenza piena che, in quanto tale, necessita di bene e male, giusto e sbagliato, oscurità (yin) e luce (yang).

Editor & Art Director: Giorgia Ribaldone
Photographer: Matt Sclarandis
Mua: Sara Zampirollo
Model: Emma di Rienzo
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Unici, bellissimi e fragili fiocchi di neve
«You are not special. You’re not a beautiful and unique snowflake. You’re the same decaying organic matter as everything else»
– Tyler Durden in Fight Club romanzo di Chuck Palahniuk del 1996.

Gli snowflakes, o fiocchi di neve, fanno parte del grande calderone dei Millennials e, nello specifico, di quelli che hanno raggiunto la maggiore età nel decennio 2000-2010. Sono giovani incapaci di affrontare tutto ciò che contrasta con il loro modo di pensare, conforme al credo univoco di una società politically-correct. È lo stesso New York Times, all’interno di un suo articolo, ad assumere una posizione severa nei confronti di questa generazione, riportando un fatto che ha sconvolto in molti: a partire dal 2015, alcuni dei più prestigiosi college americani hanno introdotto i cosiddetti Trigger Warnings (etichette di avvertenza all’uso) su argomenti del programma scolastico considerati ‘’troppo forti’’ o ‘’potenzialmente disturbanti’’. In questo modo, con l’accusa di trattare di violenza domestica e tendenze suicide, grandi classici della letteratura, come Il Grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald e Mrs. Dalloway di Virginia Woolf, rischiano la censura.
«I nostri figli sono così fragili che prendono ogni idea diversa dalla loro come un’offesa. E ne invocano la censura» – Così, Claire Fox, l’intellettuale e scrittrice britannica che ha dedicato gran parte dei suoi studi a comprendere il comportamento dei Millennials, denuncia i danni del pensiero unico politicamente corretto sulle nuove generazioni all’interno del suo libro ‘’I Find That Offensive!’’ (2016).

Le origini: siamo lo specchio della società
La fragilità esistenziale, radicata nella generazione fiocco di neve, non è altro che il riflesso degli ideali perbenisti imposti dalla società e dell’educazione iperprotettiva ricevuta dalle famiglie d’origine. Bambini cullati nell’ovatta diventano giovani adulti delusi e disillusi dall’unica crudele verità: non siamo speciali! E sempre quei bambini, cresciuti in un sistema scolastico promotore del pensiero unico, perdono la capacità di critica e confronto. Da qui, l’ansia e la depressione adolescenziale di un’intera generazione che si nutre di finti ideali di perfezione, spesso promossi sul web.


I social media come maschera pirandelliana del XXI secolo
«l’Io sociale è l’immagine di noi che vogliamo comunicare» – Vanni Codeluppi. Il fenomeno di auto-promozione dell’io si avvale delle stesse strategie di marketing utilizzate per la merce esposta sugli scaffali del supermercato. Proprio come se vivessimo in una rivisitazione moderna di ‘’Uno, nessuno, centomila’’, siamo noi stessi (merce da promuovere) a proiettare sui social (il grande magazzino delle anime) la nostra immagine idealizzata. Indossiamo maschere di felicità e perfezione che contribuiscono a creare una visione distorta della realtà, uno stato illusorio che richiama l’immagine del velo di Maya di Schopenhauer.
Cresciuti sotto il mantra “sei speciale” e “puoi fare tutto quello che vuoi nella vita’’, i fiocchi di neve – oggi giovani adulti – non riescono a sostenere un’esistenza piena che, in quanto tale, necessita di bene e male, giusto e sbagliato, oscurità (yin) e luce (yang).

Editor & Art Director: Giorgia Ribaldone
Photographer: Matt Sclarandis
Mua: Sara Zampirollo
Model: Emma di Rienzo