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Dal corpo alla tela

L’arte di Kim Noble

Quando conosciamo qualcuno ci presentiamo con il nostro nome e, a volte, anche con la professione. Ci illudiamo che queste informazioni siano sufficienti, ma in realtà raccontano solo una parte di noi: sono etichette che attribuiamo a noi stessi, l’esperienza ci dice che solo il tempo e le relazioni possono rivelarci l’essenza di una persona.

Il nostro corpo è un bellissimo contenitore di qualcosa che è più complesso e ricco di sfumature. Quando soffri di Disturbo Dissociativo dell’Identità, D.D.I., conosciuto anche come Disturbo di personalità multipla, dire al mondo che sei più di quello che vedono in te, diventa oltremodo difficile, si fa fatica a credere che in un solo corpo possano convivere tante persone diverse e indipendenti l’una dall’altra.

Quando conosciamo qualcuno ci presentiamo con il nostro nome e, a volte, anche con la professione. Ci illudiamo che queste informazioni siano sufficienti, ma in realtà raccontano solo una parte di noi: sono etichette che attribuiamo a noi stessi, l’esperienza ci dice che solo il tempo e le relazioni possono rivelarci l’essenza di una persona.

Il nostro corpo è un bellissimo contenitore di qualcosa che è più complesso e ricco di sfumature. Quando soffri di Disturbo Dissociativo dell’Identità, D.D.I., conosciuto anche come Disturbo di personalità multipla, dire al mondo che sei più di quello che vedono in te, diventa oltremodo difficile, si fa fatica a credere che in un solo corpo possano convivere tante persone diverse e indipendenti l’una dall’altra.

Gruppo di ragazzi con makeup
Gruppo di ragazzi con makeup

Il D.D.I è una patologia affascinante descritta come una condizione di adattamento al dolore in seguito a un trauma, detto anche meccanismo di coping, causa della disgregazione dell’identità in almeno due o più stati di personalità distinti e perdita della memoria. Un qualsiasi disturbo psichico non è e non deve diventare un ostacolo alla vita, può succedere che la nostra mente, proprio come accade per il nostro corpo, si ammali e che abbia, quindi, bisogno di cure. Si parla poco di salute mentale, ma occuparsene è sempre più necessario, affinché nessuno venga abbandonato.

Un disturbo mentale può essere una ricchezza e la storia di Kim Noble lo dimostra.

Kim è un’artista famosa in tutto il mondo, pittrice e scrittrice, affetta da D.D.I.; nasce in Inghilterra nel 1960, da bambina subisce violenze e abusi in famiglia, a 14 anni le viene diagnosticato il D.D.I. dopo anni di terapia e svariate diagnosi sbagliate. Un giorno Kim incontra una terapeuta specializzata in art therapy e con lei scopre la pittura come strumento terapeutico per affrontare la patologia e indagare su se stessa e tutte le personalità che convivono in lei. Inizialmente dipingevano soltanto in quattro o cinque, poi con il tempo sono diventate molte di più. Attraverso la pittura, alcune personalità comunicano, ognuna con il proprio stile, sentimenti e storie che Kim non conosce né ricorda di aver vissuto.

Gruppo di ragazzi con makeup
Gruppo di ragazzi con makeup

Un solo corpo, tanti colori

Tra le personalità di Kim ad amare la pittura ci sono: Abi, una donna sola, Ken, un ragazzo gay, Judy, un’adolescente affetta da disturbi alimentari, il bianco e il nero delle tele di Anon, la personalità senza nome, la più spirituale; c’è l’esoterismo ebraico di Key, ci sono il rosso, il nero e il bianco schizzati sulla tela da Missy, ci sono i colori accessi di Ria Pratt che dipinge scene di abusi sessuali e violenze subiti da donne e bambini; la personalità di Ria è stata fondamentale per Kim, nei suoi quadri viene rappresentato spesso il fenomeno della dissociazione dei corpi, forse perché Ria è l’unica a ricordare qualcosa del trauma. Sono circa 13 oggi le personalità che dipingono, tra tutte spicca quella di Patricia, la personalità dominante, colei che gestisce gran parte della vita di Kim, anche come madre. Sua figlia, Aimee Noble, oggi è una ragazza di poco più di 20 anni, laureata in Giurisprudenza, ha vissuto con la madre sin da bambina,

nonostante i servizi sociali volessero portargliela via. Aimee conosce le personalità di Kim e interagisce con loro, vivendo una quotidianità fatta di improvvisi cambi di scena in un viaggio emotivo che possiamo immaginare intenso e sincero. A volte il tempo può curare questo disturbo, ma per Kim non è stato possibile, perché la sua mente ha stabilito percorsi così diversi da non permetterle di integrare le personalità in una sola; l’arte è stata e continua a essere terapia: e così che Kim può conoscere più a fondo tutte quelle persone che hanno scelto il suo corpo come rifugio, tentando ogni volta una connessione con i loro sentimenti e le loro storie.

“Chi mi rimarrebbe? Perderei così tanti artisti!” K.N.

Ragazza con makeup
Ragazza con makeup
Ragazzo con makeup rannicchiato
Ragazza con makeup che grida
Queste personalità escono ed entrano dal corpo di Kim come dalla porta girevole di un hotel e, come fossero dei sonnambuli, non ricordano nulla delle loro azioni né riconoscono la presenza degli altri; tutte a modo loro ci raccontano un pezzettino della storia di Kim, chi è questa donna forte, bellissima, fragile, elegante, cos’è che ha voluto dimenticare e come ha reagito al dolore.


“Mi piace essere considerata un’artista, piuttosto che essere solo una persona con un disturbo mentale. Non voglio che mi definisca; penso che nessuno con un disturbo mentale lo voglia”
. K.N.

Qualunque sia il tuo nome, la tua storia ci emoziona, vogliamo raccontarti e ricordarti come l’artista che hai voluto farci conoscere; i tuoi colori esplodono due volte, la prima dal tuo corpo alla tela, e la seconda volta per passare dalla tela alla nostra anima, che accogliente in un silenzioso rispetto, si commuove e vibra per quella misteriosa e inaudita sofferenza che ti hanno costretta a subire.

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Leggi l’articolo precedente: Self-made people

Dal corpo alla tela

L’arte di Kim Noble

Quando conosciamo qualcuno ci presentiamo con il nostro nome e, a volte, anche con la professione. Ci illudiamo che queste informazioni siano sufficienti, ma in realtà raccontano solo una parte di noi: sono etichette che attribuiamo a noi stessi, l’esperienza ci dice che solo il tempo e le relazioni possono rivelarci l’essenza di una persona.

Il nostro corpo è un bellissimo contenitore di qualcosa che è più complesso e ricco di sfumature.
Quando soffri di
Disturbo Dissociativo dell’Identità, D.D.I., conosciuto anche come Disturbo di personalità multipla, dire al mondo che sei più di quello che vedono in te, diventa oltremodo difficile, si fa fatica a credere che in un solo corpo possano convivere tante persone diverse e indipendenti l’una dall’altra.

Gruppo di ragazzi con makeup

Il D.D.I è una patologia affascinante descritta come una condizione di adattamento al dolore in seguito a un trauma, detto anche meccanismo di coping, causa della disgregazione dell’identità in almeno due o più stati di personalità distinti e perdita della memoria. Un qualsiasi disturbo psichico non è e non deve diventare un ostacolo alla vita, può succedere che la nostra mente, proprio come accade per il nostro corpo, si ammali e che abbia, quindi, bisogno di cure. Si parla poco di salute mentale, ma occuparsene è sempre più necessario, affinché nessuno venga abbandonato.

Un disturbo mentale può essere una ricchezza e la storia di Kim Noble lo dimostra.
Kim è un’artista famosa in tutto il mondo, pittrice e scrittrice, affetta da D.D.I.; nasce in Inghilterra nel 1960, da bambina subisce violenze e abusi in famiglia, a 14 anni le viene diagnosticato il D.D.I. dopo anni di terapia e svariate diagnosi sbagliate. Un giorno Kim incontra una terapeuta specializzata in
art therapy e con lei scopre la pittura come strumento terapeutico per affrontare la patologia e indagare su se stessa e tutte le personalità che convivono in lei. Inizialmente dipingevano soltanto in quattro o cinque, poi con il tempo sono diventate molte di più. Attraverso la pittura, alcune personalità comunicano, ognuna con il proprio stile, sentimenti e storie che Kim non conosce né ricorda di aver vissuto.

Gruppo di ragazzi con makeup

Un solo corpo, tanti colori

Tra le personalità di Kim ad amare la pittura ci sono: Abi, una donna sola, Ken, un ragazzo gay, Judy, un’adolescente affetta da disturbi alimentari, il bianco e il nero delle tele di Anon, la personalità senza nome, la più spirituale; c’è l’esoterismo ebraico di Key, ci sono il rosso, il nero e il bianco schizzati sulla tela da Missy, ci sono i colori accessi di Ria Pratt che dipinge scene di abusi sessuali e violenze subiti da donne e bambini; la personalità di Ria è stata fondamentale per Kim, nei suoi quadri viene rappresentato spesso il fenomeno della dissociazione dei corpi, forse perché Ria è l’unica a ricordare qualcosa del trauma. Sono circa 13 oggi le personalità che dipingono, tra tutte spicca quella di Patricia, la personalità dominante, colei che gestisce gran parte della vita di Kim, anche come madre. Sua figlia, Aimee Noble, oggi è una ragazza di poco più di 20 anni, laureata in Giurisprudenza, ha vissuto con la madre sin da bambina,

nonostante i servizi sociali volessero portargliela via. Aimee conosce le personalità di Kim e interagisce con loro, vivendo una quotidianità fatta di improvvisi cambi di scena in un viaggio emotivo che possiamo immaginare intenso e sincero. A volte il tempo può curare questo disturbo, ma per Kim non è stato possibile, perché la sua mente ha stabilito percorsi così diversi da non permetterle di integrare le personalità in una sola; l’arte è stata e continua a essere terapia: e così che Kim può conoscere più a fondo tutte quelle persone che hanno scelto il suo corpo come rifugio, tentando ogni volta una connessione con i loro sentimenti e le loro storie.

“Chi mi rimarrebbe? Perderei così tanti artisti!” K.N.

Ragazza con makeup
Queste personalità escono ed entrano dal corpo di Kim come dalla porta girevole di un hotel e, come fossero dei sonnambuli, non ricordano nulla delle loro azioni né riconoscono la presenza degli altri; tutte a modo loro ci raccontano un pezzettino della storia di Kim, chi è questa donna forte, bellissima, fragile, elegante, cos’è che ha voluto dimenticare e come ha reagito al dolore.

“Mi piace essere considerata un’artista, piuttosto che essere solo una persona con un disturbo mentale. Non voglio che mi definisca; penso che nessuno con un disturbo mentale lo voglia”. K.N.

Qualunque sia il tuo nome, la tua storia ci emoziona, vogliamo raccontarti e ricordarti come l’artista che hai voluto farci conoscere; i tuoi colori esplodono due volte, la prima dal tuo corpo alla tela, e la seconda volta per passare dalla tela alla nostra anima, che accogliente in un silenzioso rispetto, si commuove e vibra per quella misteriosa e inaudita sofferenza che ti hanno costretta a subire.

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Dal corpo alla tela

L’arte di Kim Noble

Quando conosciamo qualcuno ci presentiamo con il nostro nome e, a volte, anche con la professione. Ci illudiamo che queste informazioni siano sufficienti, ma in realtà raccontano solo una parte di noi: sono etichette che attribuiamo a noi stessi, l’esperienza ci dice che solo il tempo e le relazioni possono rivelarci l’essenza di una persona.

Il nostro corpo è un bellissimo contenitore di qualcosa che è più complesso e ricco di sfumature. Quando soffri di Disturbo Dissociativo dell’Identità, D.D.I., conosciuto anche come Disturbo di personalità multipla, dire al mondo che sei più di quello che vedono in te, diventa oltremodo difficile, si fa fatica a credere che in un solo corpo possano convivere tante persone diverse e indipendenti l’una dall’altra.

Gruppo di ragazzi con makeup
Gruppo di ragazzi con makeup

Il D.D.I è una patologia affascinante descritta come una condizione di adattamento al dolore in seguito a un trauma, detto anche meccanismo di coping, causa della disgregazione dell’identità in almeno due o più stati di personalità distinti e perdita della memoria. Un qualsiasi disturbo psichico non è e non deve diventare un ostacolo alla vita, può succedere che la nostra mente, proprio come accade per il nostro corpo, si ammali e che abbia, quindi, bisogno di cure. Si parla poco di salute mentale, ma occuparsene è sempre più necessario, affinché nessuno venga abbandonato.

Un disturbo mentale può essere una ricchezza e la storia di Kim Noble lo dimostra. Kim è un’artista famosa in tutto il mondo, pittrice e scrittrice, affetta da D.D.I.; nasce in Inghilterra nel 1960, da bambina subisce violenze e abusi in famiglia, a 14 anni le viene diagnosticato il D.D.I. dopo anni di terapia e svariate diagnosi sbagliate. Un giorno Kim incontra una terapeuta specializzata in art therapy e con lei scopre la pittura come strumento terapeutico per affrontare la patologia e indagare su se stessa e tutte le personalità che convivono in lei. Inizialmente dipingevano soltanto in quattro o cinque, poi con il tempo sono diventate molte di più. Attraverso la pittura, alcune personalità comunicano, ognuna con il proprio stile, sentimenti e storie che Kim non conosce né ricorda di aver vissuto.

Gruppo di ragazzi con makeup

Un solo corpo, tanti colori

Tra le personalità di Kim ad amare la pittura ci sono: Abi, una donna sola, Ken, un ragazzo gay, Judy, un’adolescente affetta da disturbi alimentari, il bianco e il nero delle tele di Anon, la personalità senza nome, la più spirituale; c’è l’esoterismo ebraico di Key, ci sono il rosso, il nero e il bianco schizzati sulla tela da Missy, ci sono i colori accessi di Ria Pratt che dipinge scene di abusi sessuali e violenze subiti da donne e bambini; la personalità di Ria è stata fondamentale per Kim, nei suoi quadri viene rappresentato spesso il fenomeno della dissociazione dei corpi, forse perché Ria è l’unica a ricordare qualcosa del trauma. Sono circa 13 oggi le personalità che dipingono, tra tutte spicca quella di Patricia, la personalità dominante, colei che gestisce gran parte della vita di Kim, anche come madre. Sua figlia, Aimee Noble, oggi è una ragazza di poco più di 20 anni, laureata in Giurisprudenza, ha vissuto con la madre sin da bambina, nonostante i servizi sociali volessero portargliela via. Aimee conosce le personalità di Kim e interagisce con loro, vivendo una quotidianità fatta di improvvisi cambi di scena in un viaggio emotivo che possiamo immaginare intenso e sincero. A volte il tempo può curare questo disturbo, ma per Kim non è stato possibile, perché la sua mente ha stabilito percorsi così diversi da non permetterle di integrare le personalità in una sola; l’arte è stata e continua a essere terapia: e così che Kim può conoscere più a fondo tutte quelle persone che hanno scelto il suo corpo come rifugio, tentando ogni volta una connessione con i loro sentimenti e le loro storie.

“Chi mi rimarrebbe? Perderei così tanti artisti!” K.N.

Ragazza con makeup

Queste personalità escono ed entrano dal corpo di Kim come dalla porta girevole di un hotel e, come fossero dei sonnambuli, non ricordano nulla delle loro azioni né riconoscono la presenza degli altri; tutte a modo loro ci raccontano un pezzettino della storia di Kim, chi è questa donna forte, bellissima, fragile, elegante, cos’è che ha voluto dimenticare e come ha reagito al dolore.

“Mi piace essere considerata un’artista, piuttosto che essere solo una persona con un disturbo mentale. Non voglio che mi definisca; penso che nessuno con un disturbo mentale lo voglia”. K.N.

Qualunque sia il tuo nome, la tua storia ci emoziona, vogliamo raccontarti e ricordarti come l’artista che hai voluto farci conoscere; i tuoi colori esplodono due volte, la prima dal tuo corpo alla tela, e la seconda volta per passare dalla tela alla nostra anima, che accogliente in un silenzioso rispetto, si commuove e vibra per quella misteriosa e inaudita sofferenza che ti hanno costretta a subire.

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