Ghosting
Sparire senza spiegazione
Le relazioni cominciano, finiscono e, a volte, ricominciano. È talmente antico da ritenerlo normale, sofferenza e dolore sono emozioni che non vorremmo mai indossare, ma si sa, è la vita. Esistono rapporti più fortunati, destinati a durare, altri meno; il tempo ci mostrerà a uno a uno i nostrə compagnə di viaggio, attori co-protagonisti mischiati a qualche comparsa, così vivremo avvolti e sconvolti dal nostro destino.
Una volta si chiamava vigliaccheria, oggi sociologi e psicoterapeuti lo chiamano Ghosting, letteralmente “diventare un fantasma”; è un fenomeno sociale che descrive il comportamento di chi decide di interrompere in maniera drastica e definitiva qualsiasi tipo di contatto con l’altra persona senza alcuna forma di comunicazione e confronto, rendendosi irreperibile offline e online.



Abbiamo chiesto alla psicologa @Angelica Raucci di darci il suo punto di vista su questo fenomeno relazionale per capire meglio com’è vissuto sia da chi lo pratica sia da chi lo subisce.
“Il Ghosting esiste da sempre, ma è cresciuto enormemente soltanto negli ultimi tempi, attirando l’attenzione anche grazie all’evolversi della tecnologia e alla trasformazione del nostro “stare in relazione”. Le comunicazioni si interrompono con una facilità estrema, consentendo di scomparire nel nulla, senza lasciare traccia.
È un fenomeno che coinvolge relazioni di diverso tipo: affettive (amorose, amicali, familiari) lavorative e persino terapeutiche. Può essere definito a tutti gli effetti come una “strategia relazionale”, dal momento che questo atteggiamento, seppur immaturo, ha dei grossi vantaggi per chi sparisce: permette di prendere le distanze, non solo dalla persona da cui ci si allontana, ma anche e soprattutto dal dialogo e dal confronto con quella persona e dalle spiegazioni dell’allontanamento.



Sparire è più semplice
Sparire è più semplice e permette di fuggire da ciò che si considera spiacevole. In questo caso, evitare quelle emozioni e sensazioni che non si riescono a gestire in modo utile e funzionale, o perché provocano disagio, inadeguatezza, fastidio o perché semplicemente si presentano con un’intensità non accettabile per la persona.
É possibile che le sensazioni con cui ha a che fare il Ghost, che spesso rappresentano il motore delle sue azioni e il motivo della richiesta di un supporto psicologico, siano insicurezza, fragilità, frustrazione, ansia, angoscia ed estrema protezione verso sé stessə. Per questo è difficile delineare un unico ambito in cui una persona applica il ghosting. Se la strategia di evitamento che ho appreso funziona, è molto probabile che io la metta in pratica sempre, appena ne ho l’occasione e appena mi sento in pericolo. Sicuramente la sfera delle relazioni amorose è quella che più frequentemente presenta atteggiamenti e denunce di ghosting. Ma non è questione di preferenze. L’obiettivo rimane sempre ed esclusivamente proteggersi da ciò che non mi fa stare bene, che sia in amore, in famiglia o al lavoro.
Capita spesso di incontrare in terapia il paziente che sparisce, interrompendo gli incontri di sua iniziativa, senza mostrare la necessità di un confronto pre-chiusura.



Trasformare il dolore in forza
Se la persona non è pronta ad esplorare gli ambiti della sua storia che provocano sofferenza è molto probabile che si possa difendere sparendo e abbandonando la terapia. L’abbandono della terapia però non è sinonimo di fallimento, ma è espressione di un movimento terapeutico. Per questo è utile concedersi del tempo appena ci si accorge che si stanno mettendo in pratica queste azioni in terapia: tempo per fidarsi, per imparare a gestire e a stare con la nostra sofferenza.
Di frequente, a ricorrere alla terapia troviamo le vittime di ghosting. La sofferenza con cui queste persone si presentano in terapia, molte volte, non ha riferimenti, non ha nome, non ha forma. É inconsistente. Ed è per questo che si può presentare in diversi modi: sfiducia verso l’altro e verso le relazioni, sentimenti di frustrazione e impotenza, rabbia, tristezza, mancanza di autostima e sintomi somatici. Soltanto in seguito, si riesce a dare una forma più concreta a quel dolore, riconoscendo la tristezza e l’angoscia che si attiva in risposta al senso di abbandono improvviso.
Essere lasciati senza spiegazioni, non avere l’occasione di confrontarsi ed elaborare la perdita può essere un’esperienza molto dolorosa, che spesso lascia segni indelebili e influenza negativamente il modo di stare in relazione con sé stessə e con gli altri. Molto utile potrebbe essere affrontare ed elaborare questa esperienza affidandosi ad un supporto psicologico per riuscire ad uscire dalla posizione di vittima e diventare protagonistə della propria vita”.
Mi piace pensare all’essere umano come un essere magico, non in riferimento alla sua capacità di “fantasmarsi”, ma in quanto capace di compiere magie: trasformare il dolore in forza, maggiore consapevolezza ed esperienza da tirar fuori dal cappello a ogni buona occasione per cominciare un nuovo capitolo di questo strano libro che è la vita.

Words: Eleonora Rollo Angelica Raucci
Concept: Giorgia Ribaldone Sara Zampirollo
Photographer: Chiara Fontanot
Layout & Mua: Sara Zampirollo
Stylist: Sabina Diletta
Models: Enrico Stolfi Virginia Galvez
Sfoglia la gallery di Ghosting
Ghosting
Sparire senza spiegazioni
Le relazioni cominciano, finiscono e, a volte, ricominciano. È talmente antico da ritenerlo normale, sofferenza e dolore sono emozioni che non vorremmo mai indossare, ma si sa, è la vita. Esistono rapporti più fortunati, destinati a durare, altri meno; il tempo ci mostrerà a uno a uno i nostrə compagnə di viaggio, attori co-protagonisti mischiati a qualche comparsa, così vivremo avvolti e sconvolti dal nostro destino.
Una volta si chiamava vigliaccheria, oggi sociologi e psicoterapeuti lo chiamano Ghosting, letteralmente “diventare un fantasma”; è un fenomeno sociale che descrive il comportamento di chi decide di interrompere in maniera drastica e definitiva qualsiasi tipo di contatto con l’altra persona senza alcuna forma di comunicazione e confronto, rendendosi irreperibile offline e online.



Abbiamo chiesto alla psicologa @Angelica Raucci di darci il suo punto di vista su questo fenomeno relazionale per capire meglio com’è vissuto sia da chi lo pratica sia da chi lo subisce.
“Il Ghosting esiste da sempre, ma è cresciuto enormemente soltanto negli ultimi tempi, attirando l’attenzione anche grazie all’evolversi della tecnologia e alla trasformazione del nostro “stare in relazione”. Le comunicazioni si interrompono con una facilità estrema, consentendo di scomparire nel nulla, senza lasciare traccia.
È un fenomeno che coinvolge relazioni di diverso tipo: affettive (amorose, amicali, familiari) lavorative e persino terapeutiche. Può essere definito a tutti gli effetti come una “strategia relazionale”, dal momento che questo atteggiamento, seppur immaturo, ha dei grossi vantaggi per chi sparisce: permette di prendere le distanze, non solo dalla persona da cui ci si allontana, ma anche e soprattutto dal dialogo e dal confronto con quella persona e dalle spiegazioni dell’allontanamento.



Sparire è più semplice
Sparire è più semplice e permette di fuggire da ciò che si considera spiacevole. In questo caso, evitare quelle emozioni e sensazioni che non si riescono a gestire in modo utile e funzionale, o perché provocano disagio, inadeguatezza, fastidio o perché semplicemente si presentano con un’intensità non accettabile per la persona.
É possibile che le sensazioni con cui ha a che fare il Ghost, che spesso rappresentano il motore delle sue azioni e il motivo della richiesta di un supporto psicologico, siano insicurezza, fragilità, frustrazione, ansia, angoscia ed estrema protezione verso sé stessə. Per questo è difficile delineare un unico ambito in cui una persona applica il ghosting. Se la strategia di evitamento che ho appreso funziona, è molto probabile che io la metta in pratica sempre, appena ne ho l’occasione e appena mi sento in pericolo. Sicuramente la sfera delle relazioni amorose è quella che più frequentemente presenta atteggiamenti e denunce di ghosting. Ma non è questione di preferenze. L’obiettivo rimane sempre ed esclusivamente proteggersi da ciò che non mi fa stare bene, che sia in amore, in famiglia o al lavoro.
Capita spesso di incontrare in terapia il paziente che sparisce, interrompendo gli incontri di sua iniziativa, senza mostrare la necessità di un confronto pre-chiusura.
Trasformare il dolore in forza
Se la persona non è pronta ad esplorare gli ambiti della sua storia che provocano sofferenza è molto probabile che si possa difendere sparendo e abbandonando la terapia. L’abbandono della terapia però non è sinonimo di fallimento, ma è espressione di un movimento terapeutico. Per questo è utile concedersi del tempo appena ci si accorge che si stanno mettendo in pratica queste azioni in terapia: tempo per fidarsi, per imparare a gestire e a stare con la nostra sofferenza.
Di frequente, a ricorrere alla terapia troviamo le vittime di ghosting. La sofferenza con cui queste persone si presentano in terapia, molte volte, non ha riferimenti, non ha nome, non ha forma. É inconsistente. Ed è per questo che si può presentare in diversi modi: sfiducia verso l’altro e verso le relazioni, sentimenti di frustrazione e impotenza, rabbia, tristezza, mancanza di autostima e sintomi somatici. Soltanto in seguito, si riesce a dare una forma più concreta a quel dolore, riconoscendo la tristezza e l’angoscia che si attiva in risposta al senso di abbandono improvviso.
Essere lasciati senza spiegazioni, non avere l’occasione di confrontarsi ed elaborare la perdita può essere un’esperienza molto dolorosa, che spesso lascia segni indelebili e influenza negativamente il modo di stare in relazione con sé stessə e con gli altri. Molto utile potrebbe essere affrontare ed elaborare questa esperienza affidandosi ad un supporto psicologico per riuscire ad uscire dalla posizione di vittima e diventare protagonistə della propria vita”.
Mi piace pensare all’essere umano come un essere magico, non in riferimento alla sua capacità di “fantasmarsi”, ma in quanto capace di compiere magie: trasformare il dolore in forza, maggiore consapevolezza ed esperienza da tirar fuori dal cappello a ogni buona occasione per cominciare un nuovo capitolo di questo strano libro che è la vita.

Words: Eleonora Rollo Angelica Raucci
Concept: Giorgia Ribaldone Sara Zampirollo
Photographer: Chiara Fontanot
Layout & Mua: Sara Zampirollo
Stylist: Sabina Diletta
Models: Enrico Stolfi Virginia Galvez
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Sparire senza spiegazioni
Le relazioni cominciano, finiscono e, a volte, ricominciano. È talmente antico da ritenerlo normale, sofferenza e dolore sono emozioni che non vorremmo mai indossare, ma si sa, è la vita. Esistono rapporti più fortunati, destinati a durare, altri meno; il tempo ci mostrerà a uno a uno i nostrə compagnə di viaggio, attori co-protagonisti mischiati a qualche comparsa, così vivremo avvolti e sconvolti dal nostro destino.
Una volta si chiamava vigliaccheria, oggi sociologi e psicoterapeuti lo chiamano Ghosting, letteralmente “diventare un fantasma”; è un fenomeno sociale che descrive il comportamento di chi decide di interrompere in maniera drastica e definitiva qualsiasi tipo di contatto con l’altra persona senza alcuna forma di comunicazione e confronto, rendendosi irreperibile offline e online.
Abbiamo chiesto alla psicologa @Angelica Raucci di darci il suo punto di vista su questo fenomeno relazionale per capire meglio com’è vissuto sia da chi lo pratica sia da chi lo subisce.
“Il Ghosting esiste da sempre, ma è cresciuto enormemente soltanto negli ultimi tempi, attirando l’attenzione anche grazie all’evolversi della tecnologia e alla trasformazione del nostro “stare in relazione”. Le comunicazioni si interrompono con una facilità estrema, consentendo di scomparire nel nulla, senza lasciare traccia.
È un fenomeno che coinvolge relazioni di diverso tipo: affettive (amorose, amicali, familiari) lavorative e persino terapeutiche. Può essere definito a tutti gli effetti come una “strategia relazionale”, dal momento che questo atteggiamento, seppur immaturo, ha dei grossi vantaggi per chi sparisce: permette di prendere le distanze, non solo dalla persona da cui ci si allontana, ma anche e soprattutto dal dialogo e dal confronto con quella persona e dalle spiegazioni dell’allontanamento.
Sparire è più semplice
Sparire è più semplice e permette di fuggire da ciò che si considera spiacevole. In questo caso, evitare quelle emozioni e sensazioni che non si riescono a gestire in modo utile e funzionale, o perché provocano disagio, inadeguatezza, fastidio o perché semplicemente si presentano con un’intensità non accettabile per la persona.
É possibile che le sensazioni con cui ha a che fare il Ghost, che spesso rappresentano il motore delle sue azioni e il motivo della richiesta di un supporto psicologico, siano insicurezza, fragilità, frustrazione, ansia, angoscia ed estrema protezione verso sé stessə. Per questo è difficile delineare un unico ambito in cui una persona applica il ghosting. Se la strategia di evitamento che ho appreso funziona, è molto probabile che io la metta in pratica sempre, appena ne ho l’occasione e appena mi sento in pericolo. Sicuramente la sfera delle relazioni amorose è quella che più frequentemente presenta atteggiamenti e denunce di ghosting. Ma non è questione di preferenze. L’obiettivo rimane sempre ed esclusivamente proteggersi da ciò che non mi fa stare bene, che sia in amore, in famiglia o al lavoro.
Capita spesso di incontrare in terapia il paziente che sparisce, interrompendo gli incontri di sua iniziativa, senza mostrare la necessità di un confronto pre-chiusura.
Trasformare il dolore in forza
Se la persona non è pronta ad esplorare gli ambiti della sua storia che provocano sofferenza è molto probabile che si possa difendere sparendo e abbandonando la terapia. L’abbandono della terapia però non è sinonimo di fallimento, ma è espressione di un movimento terapeutico. Per questo è utile concedersi del tempo appena ci si accorge che si stanno mettendo in pratica queste azioni in terapia: tempo per fidarsi, per imparare a gestire e a stare con la nostra sofferenza.
Di frequente, a ricorrere alla terapia troviamo le vittime di ghosting. La sofferenza con cui queste persone si presentano in terapia, molte volte, non ha riferimenti, non ha nome, non ha forma. É inconsistente. Ed è per questo che si può presentare in diversi modi: sfiducia verso l’altro e verso le relazioni, sentimenti di frustrazione e impotenza, rabbia, tristezza, mancanza di autostima e sintomi somatici. Soltanto in seguito, si riesce a dare una forma più concreta a quel dolore, riconoscendo la tristezza e l’angoscia che si attiva in risposta al senso di abbandono improvviso.
Essere lasciati senza spiegazioni, non avere l’occasione di confrontarsi ed elaborare la perdita può essere un’esperienza molto dolorosa, che spesso lascia segni indelebili e influenza negativamente il modo di stare in relazione con sé stessə e con gli altri. Molto utile potrebbe essere affrontare ed elaborare questa esperienza affidandosi ad un supporto psicologico per riuscire ad uscire dalla posizione di vittima e diventare protagonistə della propria vita”.
Mi piace pensare all’essere umano come un essere magico, non in riferimento alla sua capacità di “fantasmarsi”, ma in quanto capace di compiere magie: trasformare il dolore in forza, maggiore consapevolezza ed esperienza da tirar fuori dal cappello a ogni buona occasione per cominciare un nuovo capitolo di questo strano libro che è la vita.

Words: Eleonora Rollo Angelica Raucci
Concept: Giorgia Ribaldone Sara Zampirollo
Photographer: Chiara Fontanot
Layout & Mua: Sara Zampirollo
Stylist: Sabina Diletta
Models: Enrico Stolfi Virginia Galvez