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Crossdressing

Gli abiti non hanno genere

Crossdressing - corpo maschile con abiti femminili
Stefano Ferri - Crossdresser italiano
Crossdressing - corpo maschile con abiti femminili

Il termine crossdressing significa letteralmente vestire in modo opposto” ed è – per definizione – ugualmente valido sia per gli uomini che per le donne. Eppure al giorno d’oggi non vi è parità di utilizzo. Parlando di crossdressing ci si immagina sempre uomini in minigonna e vertiginosi tacchi a spillo, mentre nessuno si sognerebbe mai di associare a tale categoria una donna in giacca e pantaloni. Questo perché la figura della donna in abiti maschili fu sdoganata in tempi non sospetti: quando la Prima Guerra Mondiale costrinse la stragrande maggioranza di uomini al fronte, lasciando alle mogli il lavoro in fabbrica. Un’epoca di rottura con il passato in cui la semplicità e la praticità della rivoluzionaria Chanel trovarono terreno fertile. Grazie Coco per averci regalato un guardaroba rinnovato, adatto alle esigenze della donna moderna!

Ma torniamo a noi: grande confusione aleggia ancora intorno alla figura del crossdresser che spesso viene confuso con il transgender o il transessuale. Uno degli stereotipi più comuni è proprio che il crossdresser manifesti tramite l’abbigliamento la propria omoessualità. In realtà, come ricordano Valerio, Scandurra e Amodeo in ‘’LGBT: Una guida dei termini politicamente corretti’’ (2016), questa pratica è totalmente indipendente dall’orientamento sessuale.

Crossdressing - ragazzo vestito con abiti femminili
Crossdressing - ragazzo vestito con abiti femminili

Quando si parla di identità non si scherza. Lo sa bene Stefano Ferri, uomo dalla meravigliosa sensibilità che da anni ormai indossa unicamente vestiti da donna, pur mantenendo la sua personalità maschile. Abbiamo chiesto a Stefano di raccontarci il suo percorso di cambiamento perché crediamo che un argomento così importante meriti di essere trattato da chi lo ha vissuto sulla pelle. Ma soprattutto perché la sua voce possa aprire il nostro e il vostro cuore sull’importanza di essere sempre fedeli a noi stessi.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Stefano Ferri: “Odiavo le donne perché le invidiavo.”

Quando hai iniziato ad indossare abiti femminili?

Intorno ai 30 anni. Ero solo come un cane e senza lavoro, cacciato per aver litigato con tutte le donne dell’ufficio. Perchè? Semplicemente le odiavo. Con il tempo (e tanta autoanalisi) ho capito che un sentimento forte come l’odio manifesta sempre un disagio interiore ben più profondo; nel mio caso odiavo le donne perché le invidiavo. Le donne infatti sono libere di esprimersi con l’abbigliamento come più preferiscono, senza rischiare di essere etichettate come crossdresser. Questo perché la nostra società è comandata dalla regola del numero; la maggioranza fa la normalità. Là dove tutte le donne si vestono anche da uomo, quel modo diventa normalità. Per gli uomini che vestono da donna invece è tutta un’altra storia, bisogna trovare un’etichetta con cui definire questo sconosciuto 0,01% della popolazione. Ognuno di noi dovrebbe vestirsi come si sente. I vestiti non hanno un genere, siamo noi che glielo attribuiamo.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Quali sono le varie forme di crossdressing?

Per alcuni è uno statement politico di anticonformismo, per altri una scelta professionale (es: le Drag Queen e i Drag King), qualcuno esprime così la propria omosessualità, mentre per altri ancora rappresenta il primo passo verso un vero e proprio cambiamento di sesso. Poi ci sono quelli che lo fanno perchè hanno una scissione interiore profondissima: al mattino sono perfetti manager in doppiopetto, la sera mettono tubino e tacchi e vanno a ballare nei locali. Esiste inoltre una categoria di persone che si eccita ad indossare abiti del genere opposto durante i rapporti sessuali (tendenza prevalentemete maschile). Infine ci sono quelli, come me, che usano il crossdressing per trovare la sintesi perfetta tra la loro parte maschile e quella femminile. Dentro di me c’è Stefano, uomo etero con tante passioni tipicamente maschili, e accanto a lui c’è Stefania, una donna che ha bisogno di prendere in prestito il suo fisico per esistere.

Come avviene il cambiamento? Hai iniziato con piccoli dettagli o sei partito subito con un total look?

É stato un cambiamento graduale, durato circa 14 anni, per la metà dei quali ho indossato abiti maschili molto stravaganti: giacche damascate, pantaloni di velluto a zampa di elefante, camicie in organza e così via. Poi un bel giorno vidi un kilt in vetrina e non riuscì a trattenermi. Così è iniziata la seconda fase della mia rivoluzione. Sono felice di dire che dal 2008 non ho neanche più un capo maschile nel mio guardaroba.

Qual è stata la difficoltà più grande?

Cominciare. Devi semplicemente trovare il coraggio di metterti una gonna, un paio di tacchi e uscire di casa.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Come hanno reagito le persone attorno a te?

Purtroppo tanti rifiutarono il cambiamento, persi quasi tutti gli amici e dovetti nuovamente lasciare il lavoro. Per fortuna avevo trascorso gli ultimi 4 anni della mia vita come direttore di una rivista tecnica e avevo guadagnato apprezzamento nel mio settore di competenza. Così, quando mi misi in proprio, non fu difficile trovare clienti. La gente a volte è più avanti di quanto pensiamo, a loro non importava nulla di come mi vestissi, ma solo che facessi bene il mio lavoro. La gran parte del mondo è buona e meravigliosa, purtroppo sono i pochi mascalzoni che rovinano la festa.

Come ha reagito tua moglie?

Inizialmente non bene, ma è del tutto comprensibile: ha sposato un uomo in giacca e cravatta e si è ritrovata affianco un crossdresser. Se io per primo ho avuto bisogno di 36 anni per accettarlo, non potevo pretendere che mia moglie lo facesse in due minuti. É stata davvero durissima, ma quando abbiamo superato la tempesta eravamo più forti di prima. Dal nostro amore poi è nata Emma, una splendida bambina che ora ha 12 anni. 

Com’è per tua figlia avere un papà vestito da donna?

Emma ha avuto il primato di essere l’unico essere umano che, appena uscito dalla sala parto, aprendo gli occhi ha visto un uomo vestito da donna: suo padre. Questo le ha tolto un sacco di pregiudizi. Mi sono mostrato in tutte le salse fin da subito perché è proprio da piccoli che nascono i tabù che ci condizionano la vita e spesso portano tanta infelicità. A parer mio non esiste la teoria del gender. Ogni identità è legittima purché non faccia del male a nessuno. Insegnamo ai bambini a rispettare tutti quelli che non fanno del male.

Hai mai pensato di tornare indietro?

No, mai.  Il mio è un cambiamento intimo, proprio come quello di un omosessuale che, una volta capita ed accolta la sua natura, non può decidere di tornare indietro.

Ti va di raccontarci un’esperienza bella e una brutta accadute da quando sei crossdresser?

Vi racconterò l’istante più da brividi di tutta la mia vita. Qualche anno fa, mentre ero intento ad ascoltare una delle mie playlist dei Beatles, mi si avvicinò una donna americana, con cui avevo speso un paio di giorni per motivi di lavoro, e mi disse: ‘’Voglio regalarti una delle mie collane così che ti possa ricordare per sempre di me. E poi vuole essere anche un modo per chiederti scusa per tutto quello che ho pensato prima di rendermi conto della persona meravigliosa che sei’’. Me la mise al collo, mi abbraccio e scoppiò in un pianto dirotto. 

Di esperienze brutte purtroppo ce ne sono tante, tutte legate ad episodi di razzismo, quello incruento, quello che non lascia lividi sul corpo ma sull’anima. Uno in particolare mi fece più male di altri. Durante una convention, poco prima di andare ad una cena di lavoro, una collaboratrice mi si avvicinò per chiedermi di salire nella mia stanza d’albergo a mettere un paio di pantaloni. ‘’Perché?’’ domandai, provando l’inimmaginabile. Mi rispose che se fosse arrivato il boss mi avrebbe preso a male parole. Io tornai in camera e non ne scesi più fino al mattino dopo. Se una legge come il DDL Zan fosse stata in vigore allora, io quel giorno sarei andato nel primo commissariato a sporgere denuncia per discriminazione omofoba.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Spesso la nostra società risulta ancora così arretrata, ma il confronto con il passato è incoraggiante.

La società sta cambiando positivamente. I giovani di oggi, appartenenti alla web generation, hanno una sensibilità diversa e una maggiore apertura mentale. Sicuramente anche grazie ad internet che permette di avere una visione del mondo molto più ampia e pervasiva. Lo dimostra il fatto che Sanremo 2021 sia stato vinto da una band come i Maneskin. Vi garantisco che 20 anni fa gli sarebbe stato perfino negato l’accesso al teatro dell’Ariston per indecenza. Un altro evento incoraggiante, che spero faccia da apripista, è il recentissimo lancio della prima linea di décolleté extended size per crossdress da parte di un brand rinomato come Jimmy Choo. Per me e per tutti quelli stanno lottando per essere accettati nella loro innocua diversità questo rappresenta un immenso traguardo.

Vorremmo concludere chiedendoti una frase che ti rappresenta.

“Scribitur pugna, legitur vita.” (Si scrive lotta, si legge vita).

Words: Giorgia Ribaldone

Layout and makeup: Sara Zampirollo

Collage: Arianna Ferragut

Model: Paolo Rolfi

Stylist: Sabina Diletta

Photographer: Chiara Fontanot

Thanks to: Stefano Ferri

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Leggi l’articolo precedente: The Walking Poet

Crossdressing

Gli abiti non hanno genere

crossdressing - corpi maschili vestiti con abiti femminili

Il termine crossdressing significa letteralmente vestire in modo opposto” ed è – per definizione – ugualmente valido sia per gli uomini che per le donne. Eppure al giorno d’oggi non vi è parità di utilizzo. Parlando di crossdressing ci si immagina sempre uomini in minigonna e vertiginosi tacchi a spillo, mentre nessuno si sognerebbe mai di associare a tale categoria una donna in giacca e pantaloni. Questo perché la figura della donna in abiti maschili fu sdoganata in tempi non sospetti: quando la Prima Guerra Mondiale costrinse la stragrande maggioranza di uomini al fronte, lasciando alle mogli il lavoro in fabbrica. Un’epoca di rottura con il passato in cui la semplicità e la praticità della rivoluzionaria Chanel trovarono terreno fertile. Grazie Coco per averci regalato un guardaroba rinnovato, adatto alle esigenze della donna moderna!

Ma torniamo a noi: grande confusione aleggia ancora intorno alla figura del crossdresser che spesso viene confuso con il transgender o il transessuale. Uno degli stereotipi più comuni è proprio che il crossdresser manifesti tramite l’abbigliamento la propria omoessualità. In realtà, come ricordano Valerio, Scandurra e Amodeo in ‘’LGBT: Una guida dei termini politicamente corretti’’ (2016), questa pratica è totalmente indipendente dall’orientamento sessuale.

crossdressing - corpi maschili vestiti con abiti femminili

Quando si parla di identità non si scherza. Lo sa bene Stefano Ferri, uomo dalla meravigliosa sensibilità che da anni ormai indossa unicamente vestiti da donna, pur mantenendo la sua personalità maschile. Abbiamo chiesto a Stefano di raccontarci il suo percorso di cambiamento perché crediamo che un argomento così importante meriti di essere trattato da chi lo ha vissuto sulla pelle. Ma soprattutto perché la sua voce possa aprire il nostro e il vostro cuore sull’importanza di essere sempre fedeli a noi stessi.

Stefano Ferri:

“Odiavo le donne perché le invidiavo.”

Quando hai iniziato a indossare abiti femminili?

Intorno ai 30 anni. Ero solo come un cane e senza lavoro, cacciato per aver litigato con tutte le donne dell’ufficio. Perchè? Semplicemente le odiavo. Con il tempo (e tanta autoanalisi) ho capito che un sentimento forte come l’odio manifesta sempre un disagio interiore ben più profondo; nel mio caso odiavo le donne perché le invidiavo. Le donne infatti sono libere di esprimersi con l’abbigliamento come più preferiscono, senza rischiare di essere etichettate come crossdresser. Questo perché la nostra società è comandata dalla regola del numero; la maggioranza fa la normalità. Là dove tutte le donne si vestono anche da uomo, quel modo diventa normalità. Per gli uomini che vestono da donna invece è tutta un’altra storia, bisogna trovare un’etichetta con cui definire questo sconosciuto 0,01% della popolazione. Ognuno di noi dovrebbe vestirsi come si sente. I vestiti non hanno un genere, siamo noi che glielo attribuiamo.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Quali sono le varie forme di crossdressing?

Per alcuni è uno statement politico di anticonformismo, per altri una scelta professionale (es: le Drag Queen e i Drag King), qualcuno esprime così la propria omosessualità, mentre per altri ancora rappresenta il primo passo verso un vero e proprio cambiamento di sesso. Poi ci sono quelli che lo fanno perchè hanno una scissione interiore profondissima: al mattino sono perfetti manager in doppiopetto, la sera mettono tubino e tacchi e vanno a ballare nei locali. Esiste inoltre una categoria di persone che si eccita ad indossare abiti del genere opposto durante i rapporti sessuali (tendenza prevalentemete maschile). Infine ci sono quelli, come me, che usano il crossdressing per trovare la sintesi perfetta tra la loro parte maschile e quella femminile. Dentro di me c’è Stefano, uomo etero con tante passioni tipicamente maschili, e accanto a lui c’è Stefania, una donna che ha bisogno di prendere in prestito il suo fisico per esistere.

Come avviene il cambiamento? Hai iniziato con piccoli dettagli o sei partito subito con un total look?

É stato un cambiamento graduale, durato circa 14 anni, per la metà dei quali ho indossato abiti maschili molto stravaganti: giacche damascate, pantaloni di velluto a zampa di elefante, camicie in organza e così via. Poi un bel giorno vidi un kilt in vetrina e non riuscì a trattenermi. Così è iniziata la seconda fase della mia rivoluzione. Sono felice di dire che dal 2008 non ho neanche più un capo maschile nel mio guardaroba.

Qual è stata la difficoltà più grande?

Cominciare. Devi semplicemente trovare il coraggio di metterti una gonna, un paio di tacchi e uscire di casa.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Come hanno reagito le persone attorno a te?

Purtroppo tanti rifiutarono il cambiamento, persi quasi tutti gli amici e dovetti nuovamente lasciare il lavoro. Per fortuna avevo trascorso gli ultimi 4 anni della mia vita come direttore di una rivista tecnica e avevo guadagnato apprezzamento nel mio settore di competenza. Così, quando mi misi in proprio, non fu difficile trovare clienti. La gente a volte è più avanti di quanto pensiamo, a loro non importava nulla di come mi vestissi, ma solo che facessi bene il mio lavoro. La gran parte del mondo è buona e meravigliosa, purtroppo sono i pochi mascalzoni che rovinano la festa.

Come ha reagito tua moglie?

Inizialmente non bene, ma è del tutto comprensibile: ha sposato un uomo in giacca e cravatta e si è ritrovata affianco un crossdresser. Se io per primo ho avuto bisogno di 36 anni per accettarlo, non potevo pretendere che mia moglie lo facesse in due minuti. É stata davvero durissima, ma quando abbiamo superato la tempesta eravamo più forti di prima. Dal nostro amore poi è nata Emma, una splendida bambina che ora ha 12 anni. 

Com’è per tua figlia avere un papà vestito da donna?

Emma ha avuto il primato di essere l’unico essere umano che, appena uscito dalla sala parto, aprendo gli occhi ha visto un uomo vestito da donna: suo padre. Questo le ha tolto un sacco di pregiudizi. Mi sono mostrato in tutte le salse fin da subito perché è proprio da piccoli che nascono i tabù che ci condizionano la vita e spesso portano tanta infelicità. A parer mio non esiste la teoria del gender. Ogni identità è legittima purché non faccia del male a nessuno. Insegnamo ai bambini a rispettare tutti quelli che non fanno del male.

Hai mai pensato di tornare indietro?

No, mai.  Il mio è un cambiamento intimo, proprio come quello di un omosessuale che, una volta capita ed accolta la sua natura, non può decidere di tornare indietro.

Ti va di raccontarci un’esperienza bella e una brutta accadute da quando sei crossdresser?

Vi racconterò l’istante più da brividi di tutta la mia vita. Qualche anno fa, mentre ero intento ad ascoltare una delle mie playlist dei Beatles, mi si avvicinò una donna americana, con cui avevo speso un paio di giorni per motivi di lavoro, e mi disse: ‘’Voglio regalarti una delle mie collane così che ti possa ricordare per sempre di me. E poi vuole essere anche un modo per chiederti scusa per tutto quello che ho pensato prima di rendermi conto della persona meravigliosa che sei’’. Me la mise al collo, mi abbraccio e scoppiò in un pianto dirotto. 

Di esperienze brutte purtroppo ce ne sono tante, tutte legate ad episodi di razzismo, quello incruento, quello che non lascia lividi sul corpo ma sull’anima. Uno in particolare mi fece più male di altri. Durante una convention, poco prima di andare ad una cena di lavoro, una collaboratrice mi si avvicinò per chiedermi di salire nella mia stanza d’albergo a mettere un paio di pantaloni. ‘’Perché?’’ domandai, provando l’inimmaginabile. Mi rispose che se fosse arrivato il boss mi avrebbe preso a male parole. Io tornai in camera e non ne scesi più fino al mattino dopo. Se una legge come il DDL Zan fosse stata in vigore allora, io quel giorno sarei andato nel primo commissariato a sporgere denuncia per discriminazione omofoba.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Spesso la nostra società risulta ancora così arretrata, ma il confronto con il passato è incoraggiante.

La società sta cambiando positivamente. I giovani di oggi, appartenenti alla web generation, hanno una sensibilità diversa e una maggiore apertura mentale. Sicuramente anche grazie ad internet che permette di avere una visione del mondo molto più ampia e pervasiva. Lo dimostra il fatto che Sanremo 2021 sia stato vinto da una band come i Maneskin. Vi garantisco che 20 anni fa gli sarebbe stato perfino negato l’accesso al teatro dell’Ariston per indecenza. Un altro evento incoraggiante, che spero faccia da apripista, è il recentissimo lancio della prima linea di décolleté extended size per crossdress da parte di un brand rinomato come Jimmy Choo. Per me e per tutti quelli stanno lottando per essere accettati nella loro innocua diversità questo rappresenta un immenso traguardo.

Vorremmo concludere chiedendoti una frase che ti rappresenta.

“Scribitur pugna, legitur vita.” (Si scrive lotta, si legge vita).

Words: Giorgia Ribaldone

Layout and makeup: Sara Zampirollo

Collage: Arianna Ferragut

Model: Paolo Rolfi

Stylist: Sabina Diletta

Photographer: Chiara Fontanot

Thanks to: Stefano Ferri

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Crossdressing

Gli abiti non hanno genere

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Il termine crossdressing significa letteralmente vestire in modo opposto” ed è – per definizione – ugualmente valido sia per gli uomini che per le donne. Eppure al giorno d’oggi non vi è parità di utilizzo. Parlando di crossdressing ci si immagina sempre uomini in minigonna e vertiginosi tacchi a spillo, mentre nessuno si sognerebbe mai di associare a tale categoria una donna in giacca e pantaloni. Questo perché la figura della donna in abiti maschili fu sdoganata in tempi non sospetti: quando la Prima Guerra Mondiale costrinse la stragrande maggioranza di uomini al fronte, lasciando alle mogli il lavoro in fabbrica. Un’epoca di rottura con il passato in cui la semplicità e la praticità della rivoluzionaria Chanel trovarono terreno fertile. Grazie Coco per averci regalato un guardaroba rinnovato, adatto alle esigenze della donna moderna!

Ma torniamo a noi: grande confusione aleggia ancora intorno alla figura del crossdresser che spesso viene confuso con il transgender o il transessuale. Uno degli stereotipi più comuni è proprio che il crossdresser manifesti tramite l’abbigliamento la propria omoessualità. In realtà, come ricordano Valerio, Scandurra e Amodeo in ‘’LGBT: Una guida dei termini politicamente corretti’’ (2016), questa pratica è totalmente indipendente dall’orientamento sessuale.

Crossdressing - corpo maschile con abiti femminili
Crossdressing - ragazzo vestito con abiti femminili

Quando si parla di identità non si scherza. Lo sa bene Stefano Ferri, uomo dalla meravigliosa sensibilità che da anni ormai indossa unicamente vestiti da donna, pur mantenendo la sua personalità maschile. Abbiamo chiesto a Stefano di raccontarci il suo percorso di cambiamento perché crediamo che un argomento così importante meriti di essere trattato da chi lo ha vissuto sulla pelle. Ma soprattutto perché la sua voce possa aprire il nostro e il vostro cuore sull’importanza di essere sempre fedeli a noi stessi.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Stefano Ferri:

“Odiavo le donne perché le invidiavo.”

Quando hai iniziato ad indossare abiti femminili?

Intorno ai 30 anni. Ero solo come un cane e senza lavoro, cacciato per aver litigato con tutte le donne dell’ufficio. Perchè? Semplicemente le odiavo. Con il tempo (e tanta autoanalisi) ho capito che un sentimento forte come l’odio manifesta sempre un disagio interiore ben più profondo; nel mio caso odiavo le donne perché le invidiavo. Le donne infatti sono libere di esprimersi con l’abbigliamento come più preferiscono, senza rischiare di essere etichettate come crossdresser. Questo perché la nostra società è comandata dalla regola del numero; la maggioranza fa la normalità. Là dove tutte le donne si vestono anche da uomo, quel modo diventa normalità. Per gli uomini che vestono da donna invece è tutta un’altra storia, bisogna trovare un’etichetta con cui definire questo sconosciuto 0,01% della popolazione. Ognuno di noi dovrebbe vestirsi come si sente. I vestiti non hanno un genere, siamo noi che glielo attribuiamo.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Quali sono le varie forme di crossdressing?

Per alcuni è uno statement politico di anticonformismo, per altri una scelta professionale (es: le Drag Queen e i Drag King), qualcuno esprime così la propria omosessualità, mentre per altri ancora rappresenta il primo passo verso un vero e proprio cambiamento di sesso. Poi ci sono quelli che lo fanno perchè hanno una scissione interiore profondissima: al mattino sono perfetti manager in doppiopetto, la sera mettono tubino e tacchi e vanno a ballare nei locali. Esiste inoltre una categoria di persone che si eccita ad indossare abiti del genere opposto durante i rapporti sessuali (tendenza prevalentemete maschile). Infine ci sono quelli, come me, che usano il crossdressing per trovare la sintesi perfetta tra la loro parte maschile e quella femminile. Dentro di me c’è Stefano, uomo etero con tante passioni tipicamente maschili, e accanto a lui c’è Stefania, una donna che ha bisogno di prendere in prestito il suo fisico per esistere.

Come avviene il cambiamento? Hai iniziato con piccoli dettagli o sei partito subito con un total look?

É stato un cambiamento graduale, durato circa 14 anni, per la metà dei quali ho indossato abiti maschili molto stravaganti: giacche damascate, pantaloni di velluto a zampa di elefante, camicie in organza e così via. Poi un bel giorno vidi un kilt in vetrina e non riuscì a trattenermi. Così è iniziata la seconda fase della mia rivoluzione. Sono felice di dire che dal 2008 non ho neanche più un capo maschile nel mio guardaroba.

Qual è stata la difficoltà più grande?

Cominciare. Devi semplicemente trovare il coraggio di metterti una gonna, un paio di tacchi e uscire di casa.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Come hanno reagito le persone attorno a te?

Purtroppo tanti rifiutarono il cambiamento, persi quasi tutti gli amici e dovetti nuovamente lasciare il lavoro. Per fortuna avevo trascorso gli ultimi 4 anni della mia vita come direttore di una rivista tecnica e avevo guadagnato apprezzamento nel mio settore di competenza. Così, quando mi misi in proprio, non fu difficile trovare clienti. La gente a volte è più avanti di quanto pensiamo, a loro non importava nulla di come mi vestissi, ma solo che facessi bene il mio lavoro. La gran parte del mondo è buona e meravigliosa, purtroppo sono i pochi mascalzoni che rovinano la festa.

Come ha reagito tua moglie?

Inizialmente non bene, ma è del tutto comprensibile: ha sposato un uomo in giacca e cravatta e si è ritrovata affianco un crossdresser. Se io per primo ho avuto bisogno di 36 anni per accettarlo, non potevo pretendere che mia moglie lo facesse in due minuti. É stata davvero durissima, ma quando abbiamo superato la tempesta eravamo più forti di prima. Dal nostro amore poi è nata Emma, una splendida bambina che ora ha 12 anni. 

Com’è per tua figlia avere un papà vestito da donna?

Emma ha avuto il primato di essere l’unico essere umano che, appena uscito dalla sala parto, aprendo gli occhi ha visto un uomo vestito da donna: suo padre. Questo le ha tolto un sacco di pregiudizi. Mi sono mostrato in tutte le salse fin da subito perché è proprio da piccoli che nascono i tabù che ci condizionano la vita e spesso portano tanta infelicità. A parer mio non esiste la teoria del gender. Ogni identità è legittima purché non faccia del male a nessuno. Insegnamo ai bambini a rispettare tutti quelli che non fanno del male.

Hai mai pensato di tornare indietro?

No, mai.  Il mio è un cambiamento intimo, proprio come quello di un omosessuale che, una volta capita ed accolta la sua natura, non può decidere di tornare indietro.

Ti va di raccontarci un’esperienza bella e una brutta accadute da quando sei crossdresser?

Vi racconterò l’istante più da brividi di tutta la mia vita. Qualche anno fa, mentre ero intento ad ascoltare una delle mie playlist dei Beatles, mi si avvicinò una donna americana, con cui avevo speso un paio di giorni per motivi di lavoro, e mi disse: ‘’Voglio regalarti una delle mie collane così che ti possa ricordare per sempre di me. E poi vuole essere anche un modo per chiederti scusa per tutto quello che ho pensato prima di rendermi conto della persona meravigliosa che sei’’. Me la mise al collo, mi abbraccio e scoppiò in un pianto dirotto. 

Di esperienze brutte purtroppo ce ne sono tante, tutte legate ad episodi di razzismo, quello incruento, quello che non lascia lividi sul corpo ma sull’anima. Uno in particolare mi fece più male di altri. Durante una convention, poco prima di andare ad una cena di lavoro, una collaboratrice mi si avvicinò per chiedermi di salire nella mia stanza d’albergo a mettere un paio di pantaloni. ‘’Perché?’’ domandai, provando l’inimmaginabile. Mi rispose che se fosse arrivato il boss mi avrebbe preso a male parole. Io tornai in camera e non ne scesi più fino al mattino dopo. Se una legge come il DDL Zan fosse stata in vigore allora, io quel giorno sarei andato nel primo commissariato a sporgere denuncia per discriminazione omofoba.

Stefano Ferri - Crossdresser italiano

Spesso la nostra società risulta ancora così arretrata, ma il confronto con il passato è incoraggiante.

La società sta cambiando positivamente. I giovani di oggi, appartenenti alla web generation, hanno una sensibilità diversa e una maggiore apertura mentale. Sicuramente anche grazie ad internet che permette di avere una visione del mondo molto più ampia e pervasiva. Lo dimostra il fatto che Sanremo 2021 sia stato vinto da una band come i Maneskin. Vi garantisco che 20 anni fa gli sarebbe stato perfino negato l’accesso al teatro dell’Ariston per indecenza. Un altro evento incoraggiante, che spero faccia da apripista, è il recentissimo lancio della prima linea di décolleté extended size per crossdress da parte di un brand rinomato come Jimmy Choo. Per me e per tutti quelli stanno lottando per essere accettati nella loro innocua diversità questo rappresenta un immenso traguardo.

Vorremmo concludere chiedendoti una frase che ti rappresenta.

“Scribitur pugna, legitur vita.” (Si scrive lotta, si legge vita).

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